Il Covid ha rimescolato la geografia dello sviluppo italiano. Sebbene tutte le province abbiano chiuso il 2020 con il segno meno davanti al dato sul valore aggiunto, a soffrire di più sono stati: il Nord – 7,4%, le aree a maggiore vocazione industriale -7,9% (in particolare dove insistono i sistemi della moda e della cultura), quelle a più elevata presenza di piccole imprese -7,5% contro una media nazionale del -7,1%. Sul fronte opposto, pur in un contesto di generale contrazione, migliore capacità di resilienza hanno invece mostrato le province: del Sud (- 6,4%) – con 8 province su 10 che mostrano riduzioni più contenute -; alcune fra quelle che hanno una elevata concentrazione di imprese che investono nel Green o che sono caratterizzate da una forte importanza della Blue economy; con una più elevata incidenza della pubblica amministrazione. 

È a Roma e Milano che si produce il 19,7% dell’intera ricchezza del Paese (+2 punti percentuali rispetto al 2000), con le prime 20 province che concentrano il 55,4% di tutta la ricchezza prodotta. Ma Milano si conferma prima nella classifica provinciale per valore aggiunto pro-capite con 47.495 euro, staccando la capitale di 7 posizioni.

E’ quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2020 e i confronti con il 2019, che è una delle storiche attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale

“L’effetto Covid non ha risparmiato nessuna provincia italiana, ma senza la tenacia delle nostre imprese unita ai provvedimenti del governo le perdite del valore aggiunto che abbiamo registrato sarebbero state ben più importanti. E anche il sistema camerale con le iniziative messe in atto ha certamente contribuito a contenere i danni causati dal lockdown, restando vicino alle imprese e ai territori”. E’ quanto ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto “preoccupa, in particolare, il Mezzogiorno dove la crisi pandemica, seppure abbia riportato perdite meno rilevanti, si è insediata in un’area già fortemente provata socialmente ed economicamente tanto in termini di reddito pro-capite che di diffusione di situazioni di povertà. Per questo – ha evidenziato – è importante mettere a terra le iniziative previste dal PNRR e in questo le Camere di commercio con la loro rete radicata nei territori possono essere uno strumento eccezionale”. 

Reddito pro-capite, Milano prima e rafforza distacco con le altre province

Milano si conferma al primo posto della classifica italiana provinciale per reddito pro-capite (quasi 47 mila e 500 euro per abitante, indice Italia =100 pari a 189,5), e rafforza il suo margine di vantaggio con la seconda in classifica, Bolzano (156,8), con uno scarto che sfiora il 21%, mai così alto dal 2012 a oggi. Segue in terza posizione Bologna (140,7). 

Più penalizzati i territori industriali di piccola impresa 

Le economie territoriali a più alta presenza di imprese con meno di 50 addetti, che sono la dorsale del nostro sistema Paese, hanno registrato le perdite più consistenti di reddito prodotto, -7,5% fra il 2019 e il 2020. In particolare in quest’ambito fanno registrare perdite più significative di valore aggiunto: Pistoia (-9,0%), Prato (-9,5%), Fermo (-7,3%), Barletta-Andria-Trani (-10,6%) e Sud Sardegna (-9,5%).

e le aree ad elevata presenza sistema “moda” e “cultura”

Dal punto di vista settoriale, invece, ad essere penalizzate maggiormente sono state le aree manifatturiere (-7,9%). Sono soprattutto quelle a più intensa vocazione nel tessile e abbigliamento (-8,1%) e nella cultura (-7,9% al netto di Roma e Milano) ad essere state colpite. 

Le 16 province nelle quali l’incidenza del tessile abbigliamento è superiore alla media nazionale hanno chiuso tutte quante con un bilancio peggiore della media nazionale (-9,4% contro il -7,1% medio nazionale) con quattro di queste che hanno registrato perdite in doppia cifra: Rovigo (-11,7%), Macerata (-12,5%), Ascoli Piceno (-11,9%) e Barletta-Andria-Trani (-10,6%). 

Sul fronte cultura al netto di Roma e Milano, che costituiscono i due principali poli della cultura italiana, le altre 9 province/città metropolitane che hanno un’incidenza del sistema culturale e creativo superiore alla media nazionale hanno perso il -7,9% (contro un calo del -6,1% delle due principali città metropolitane). Si tratta di Torino (-7,4%), Padova (-8,1%), Trieste (-8,3%), Bologna (-6,5%), Ancona (-6,6%), Firenze (-9,8%), Pisa (-9,0%), Arezzo (-8,9%), Siena (-9,3%).

Cali più contenuti dove la componente pubblica è maggiore

Sul fronte opposto maggiore capacità di resilienza si riscontra nelle aree che presentano un contributo al valore aggiunto più elevato proveniente dal settore pubblico, che nel 2020 hanno contenuto le perdite al -6,6% contro un calo nazionale del -7,1%. Nell’ambito delle 21 province nelle quali il pubblico contribuisce per oltre il 20% alla formazione del valore aggiunto locale, ben 14 hanno fatto segnare un andamento del valore aggiunto migliore della media nazionale. E tra queste si segnalano diverse province appartenenti al novero di coloro che hanno saputo meglio contenere le perdite. Alcuni esempi: Rieti (-4,0%), Benevento (-3,3%), Taranto (-3,8%), Trapani (-3,4%), Caltanissetta (-2,0%), Enna (-1,7%), Isernia (-3,3%).

Green e Blue economy aiutano ad arginare la crisi 

L’economia blu e verde si sono rilevate armi importanti in diversi territori per limitare i danni della pandemia sulla ricchezza prodotta. Sei province su dieci con la quota maggiore di imprese che hanno fatto investimenti green nel periodo 2016-2020 hanno retto meglio della media nazionale: Novara (-7,1%), Imperia (-6,9%), Varese (-6,0%), Ravenna (-7,0%), Salerno (-3,5%), Campobasso (-7,2%), Isernia (-3,3%) contro il – 7,1% del valore aggiunto nazionale.  Mentre le 48 province in cui il peso dell’economia del mare è più elevato fanno registrare cali del -6,6% contro la media nazionale del 7,1% con Livorno (-4,1%), Savona (-5,7%) e Imperia (-6,9%) che sono le province che maggiormente hanno saputo capitalizzare l’elevato peso che il mare ha nel caratterizzare le loro economie.

Nel Sud 8 province su 10 meno colpite  

Il Sud è stato meno duramente colpito dalla crisi Covid rispetto al resto dell’Italia, con una perdita del -6,4% del valore aggiunto, a fronte di un calo nel Nord del -7,4% e nel Centro del -7,3%. Anche la lettura dei dati provinciali mette in luce questa nuova ricomposizione geografia della crisi: sono del Mezzogiorno otto province su dieci che perdono meno su scala nazionale. Sul fronte opposto, tra le dieci province che evidenziano perdite maggiori si collocano quattro del Mezzogiorno, due del Centro, due del Nord-Est e due del Nord-Ovest.

Crisi, effetto lockdown ma non solo

Le importanti perdite registrate dal manifatturiero si collegano alle problematiche generate dal lockdown con la sospensione di diverse attività che hanno avuto riflessi su intere filiere. Infatti, nelle province in cui è stato maggiore il numero delle attività sospese, si riscontrano le variazioni peggiori: 36 di queste province su 40 complessive interessate dal fenomeno sono nel Centro-Nord. Si tratta di zone produttive che sono state, peraltro, particolarmente colpite dalla pandemia anche dal punto di vista squisitamente sanitario. Al contrario, le province con una quota mediamente più bassa di addetti alle attività sospese, hanno riportato riduzioni inferiori alla media: 22 di queste province su 29 interessate sono del Centro-Sud. 

Ma le perdite registrate in alcune aree non sono solo l’effetto del lockdown. In diverse province, la crisi Covid si è innestata infatti all’interno di un processo di ridimensionamento già in corso dal 2008 e che la crisi pandemica ha finito per far emergere in maniera chiara.

Variazioni del valore aggiunto ai prezzi base e correnti fra 2019 e 2020 nelle province italiane, per regione, provincia e area geografica

Province e regioni Variazione Province e regioni Variazione
Torino -7,4 Perugia -6,6
Vercelli -8,4 Terni -6,5
Novara -7,1 UMBRIA -6,6
Cuneo -7,3 Pesaro e Urbino -10,2
Asti -3,3 Ancona -6,6
Alessandria -8,7 Macerata -12,5
Biella -7,3 Ascoli Piceno -11,9
Verbano-Cusio-Ossola -5,3 Fermo -7,3
PIEMONTE -7,3 MARCHE -9,4
VALLE D’AOSTA/VALLÉE D’AOSTE -7,6 Viterbo -1,7
Varese -6,0 Rieti -4,0
Como -8,7 Roma -6,6
Sondrio -10,1 Latina -5,2
Milano -5,6 Frosinone -7,7
Bergamo -9,6 LAZIO -6,3
Brescia -7,2 L’Aquila -7,2
Pavia -12,0 Teramo -7,4
Cremona -8,7 Pescara -7,2
Mantova -9,7 Chieti -5,2
Lecco -6,0 ABRUZZO -6,7
Lodi -5,4 Campobasso -7,2
Monza e della Brianza -11,4 Isernia -3,3
LOMBARDIA -7,3 MOLISE -6,1
Bolzano/Bozen -8,8 Caserta -9,2
Trento -7,0 Benevento -3,3
TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL -8,0 Napoli -6,9
Verona -7,8 Avellino -8,2
Vicenza -8,9 Salerno -3,5
Belluno -12,5 CAMPANIA -6,5
Treviso -6,0 Foggia -8,2
Venezia -7,0 Bari -3,5
Padova -8,1 Taranto -3,8
Rovigo -11,7 Brindisi -13,1
VENETO -7,9 Lecce -6,8
Udine -5,3 Barletta-Andria-Trani -10,6
Gorizia -7,8 PUGLIA -6,3
Trieste -8,3 Potenza -10,7
Pordenone -4,9 Matera -8,2
FRIULI-VENEZIA GIULIA -6,1 BASILICATA -9,9
Imperia -6,9 Cosenza -6,9
Savona -5,7 Catanzaro -9,4
Genova -7,7 Reggio Calabria -5,6
La Spezia -9,6 Crotone -12,1
LIGURIA -7,6 Vibo Valentia -9,1
Piacenza -8,0 CALABRIA -7,7
Parma -5,9 Trapani -3,4
Reggio nell’Emilia -8,7 Palermo -4,3
Modena -7,1 Messina -7,0
Bologna -6,5 Agrigento -4,4
Ferrara -8,6 Caltanissetta -2,0
Ravenna -7,0 Enna -1,7
Forlì-Cesena -8,1 Catania -4,4
Rimini -8,4 Ragusa -3,5
EMILIA-ROMAGNA -7,3 Siracusa -8,2
Massa-Carrara -8,4 SICILIA -4,7
Lucca -4,2 Sassari -10,8
Pistoia -9,0 Nuoro -7,6
Firenze -9,8 Cagliari -5,2
Livorno -4,1 Oristano -7,1
Pisa -9,0 Sud Sardegna -9,5
Arezzo -8,9 SARDEGNA -7,9
Siena -9,3 NORD-OVEST -7,3
Grosseto -4,2 NORD-EST -7,5
Prato -9,5 CENTRO -7,3
TOSCANA -8,3 SUD E ISOLE -6,4
ITALIA (*) -7,1

(*) La variazione Italia è -7,1% invece del -7.2% pubblicato da Istat in quanto le presenti valutazioni sono calcolate al netto della componente extra-regio

Fonte: Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere

Variazioni del valore aggiunto ai prezzi base e correnti fra 2019 e 2020 nelle province italiane

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Fonte: Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere

 

Classifica delle province in ordine decrescente in base al valore aggiunto ai prezzi base per abitante 2020 (valori in euro e numeri indici Italia=100)

Posizione Province v.a. n. i. Posizione Province v.a. n. i.
1) Milano 47.495,28 189,5 55) Chieti 22.609,22 90,2
2) Bolzano/Bozen 39.298,94 156,8 56) Pesaro e Urbino 22.591,77 90,2
3) Bologna 35.249,09 140,7 57) Grosseto 22.029,80 87,9
4) Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste 33.602,14 134,1 58) Pistoia 21.913,21 87,4
5) Modena 32.948,73 131,5 59) Pescara 21.666,26 86,5
6) Parma 32.828,79 131,0 60) Terni 21.638,93 86,4
7) Roma 32.816,19 131,0 61) L’Aquila 21.548,72 86,0
8) Firenze 32.355,14 129,1 62) Macerata 21.514,99 85,9
9) Trento 32.213,35 128,6 63) Massa-Carrara 21.391,85 85,4
10) Reggio nell’Emilia 30.619,72 122,2 64) Potenza 21.352,01 85,2
11) Genova 30.247,93 120,7 65) Rovigo 21.264,38 84,9
12) Trieste 30.201,23 120,5 66) Verbano-Cusio-Ossola 21.155,12 84,4
13) Brescia 29.055,02 116,0 67) Fermo 21.081,20 84,1
14) Verona 28.808,81 115,0 68) Imperia 20.698,70 82,6
15) Vicenza 28.780,99 114,9 69) Pavia 20.314,87 81,1
16) Padova 28.703,74 114,5 70) Ascoli Piceno 20.230,83 80,7
17) Treviso 28.444,46 113,5 71) Teramo 20.195,16 80,6
18) Torino 28.261,04 112,8 72) Latina 19.934,09 79,6
19) Piacenza 28.025,69 111,8 73) Bari 19.701,56 78,6
20) Bergamo 27.751,18 110,7 74) Frosinone 19.368,20 77,3
21) Ravenna 27.694,61 110,5 75) Viterbo 19.331,03 77,1
22) Forlì-Cesena 27.669,62 110,4 76) Isernia 18.688,61 74,6
23) Prato 27.362,26 109,2 77) Campobasso 18.669,28 74,5
24) Cuneo 27.280,76 108,9 78) Rieti 17.271,63 68,9
25) Udine 27.195,32 108,5 79) Sassari 17.188,95 68,6
26) Pordenone 27.191,90 108,5 80) Catanzaro 17.040,11 68,0
27) Venezia 27.175,92 108,5 81) Matera 16.979,04 67,8
28) Lecco 27.071,47 108,0 82) Palermo 16.755,35 66,9
29) Mantova 26.894,36 107,3 83) Napoli 16.709,75 66,7
30) Pisa 26.865,88 107,2 84) Salerno 16.581,26 66,2
31) Siena 26.859,16 107,2 85) Catania 16.458,76 65,7
32) Cremona 26.721,74 106,6 86) Taranto 16.308,69 65,1
33) Belluno 26.679,08 106,5 87) Nuoro 16.244,30 64,8
34) Varese 25.876,62 103,3 88) Ragusa 16.166,35 64,5
35) Ancona 25.756,60 102,8 89) Oristano 16.052,05 64,1
36) Novara 25.556,29 102,0 90) Avellino 16.033,51 64,0
37) La Spezia 25.380,05 101,3 91) Messina 15.684,34 62,6
38) Rimini 25.377,09 101,3 92) Foggia 15.680,81 62,6
39) Lucca 25.292,80 100,9 93) Benevento 15.636,38 62,4
40) Cagliari 25.280,43 100,9 94) Siracusa 15.610,11 62,3
41) Monza e della Brianza 24.946,41 99,6 95) Reggio Calabria 15.395,27 61,4
42) Savona 24.719,73 98,6 96) Brindisi 15.016,63 59,9
43) Arezzo 24.363,56 97,2 97) Crotone 14.768,33 58,9
44) Sondrio 24.342,84 97,1 98) Trapani 14.619,63 58,3
45) Gorizia 24.306,94 97,0 99) Lecce 14.546,22 58,1
46) Como 24.033,70 95,9 100) Enna 14.381,20 57,4
47) Alessandria 23.841,45 95,1 101) Caltanissetta 13.875,35 55,4
48) Livorno 23.780,39 94,9 102) Caserta 13.841,53 55,2
49) Biella 23.448,14 93,6 103) Cosenza 13.643,25 54,4
50) Vercelli 23.387,12 93,3 104) Vibo Valentia 13.584,20 54,2
51) Asti 23.152,32 92,4 105) Agrigento 13.525,65 54,0
52) Perugia 23.084,04 92,1 106) Barletta-Andria-Trani 13.397,48 53,5
53) Ferrara 22.996,56 91,8 107) Sud Sardegna 12.968,01 51,8
54) Lodi 22.988,20 91,7   ITALIA 25.058,02 100,0

Fonte: Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere

Variazioni del valore aggiunto a prezzi base e correnti fra 2019 e 2020 in alcuni cluster di province individuati secondo varie caratterizzazioni

  Sotto la media nazionale Sopra la media nazionale Differenziale
Incidenza del valore aggiunto artigiano -6,3 -7,8 -1,5
Incidenza del valore aggiunto delle piccole imprese (0-49 addetti) -6,7 -7,5 -0,8
Incidenza del valore aggiunto manifatturiero -6,4 -7,9 -1,5
Incidenza del valore aggiunto agroalimentare -7,1 -7,1 0,0
Incidenza del valore aggiunto del tessile e abbigliamento -6,7 -8,1 -1,3
Incidenza del valore aggiunto del Sistema Produttivo Culturale e creativo (al netto di Milano e Roma) -7,3 -7,9 -0,6
Incidenza del valore aggiunto proveniente dalla blue economy  -7,5 -6,6 -0,8
Percentuale di imprese che hanno investito in tecnologie green fra 2016 e 2020 -7,2 -7,1 0,2
Incidenza del valore aggiunto proveniente dalla PA -7,6 -6,6 1,0

Fonte: Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere

Variazioni percentuali del valore aggiunto ai prezzi base e correnti nelle 16 province con la maggiore incidenza di valore aggiunto proveniente dal comparto tessile e abbigliamento

Vercelli -8,4
Como -8,7
Mantova -9,7
Vicenza -8,9
Rovigo -11,7
Macerata -12,5
Ascoli Piceno -11,9
Pistoia -9,0
Firenze -9,8
Pisa -9,0
Arezzo -8,9
Teramo -7,4
Biella -7,3
Prato -9,5
Fermo -7,3
Barletta-Andria-Trani -10,6

Variazioni del valore aggiunto a prezzi base e correnti fra 2019 e 2020 nelle province classificate secondo la quota percentuale di addetti alle attività sospese durante il lockdown

  Percentuale di addetti alle attività sospese Differenziale
Sotto la media nazionale Sopra la media nazionale
Variazione percentuale del valore aggiunto fra 2019 e 2020 -6,4 -7,9 -1,5

Fonte: Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere

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N.B. In rosso le province con variazioni del valore aggiunto peggiori della media e maggior peso delle attività sospese (40), in blu quelle con variazioni del valore aggiunto migliori della media e minor peso delle attività sospese (29).

 

Le 58 province/città metropolitane con una maggiore incidenza del valore aggiunto della Pubblica Amministrazione classificate secondo la variazione del valore aggiunto totale fra 2019 e 2020 Le 52 province/città metropolitane italiane con una maggiore incidenza del valore aggiunto  manifatturiero classificate secondo la variazione del valore aggiunto totale fra 2019 e 2020 Le 81 province/città metropolitane italiane con una maggiore incidenza del valore aggiunto delle imprese fino a 49 addetti classificate secondo la variazione del valore aggiunto totale fra 2019 e 2020
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N.B. In rosso le 27 province/città metropolitane con variazioni del valore aggiunto peggiori della media nazionale. 

In blu le 31 province/città metropolitane con variazioni del valore aggiunto migliori della media nazionale 

Fonte: Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere

N.B. In rosso le 35 province/città metropolitane con variazioni del valore aggiunto peggiori della media nazional. In blu le 17 province/città metropolitane con variazioni del valore aggiunto migliori della media nazionale 

Fonte: Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere

N.B. In rosso le 47 province/città metropolitane con variazioni del valore aggiunto peggiori della media nazional. In blu le 34 province/città metropolitane con variazioni del valore aggiunto migliori della media nazionale 

Fonte: Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere