Per energia, gas naturale, acqua e rifiuti le Pmi nel 2021 hanno pagato il 13,3% in più del 2020. Dal bilancio realizzato da Unioncamere-BMTI sull’evoluzione delle tariffe pagate nell’ultimo anno dalle piccole e medie imprese italiane per i principali servizi pubblici, emerge che i più penalizzati sono stati i negozi di beni non alimentari, per i quali la spesa è aumentata del +20,3%. Meno pronunciati i rialzi per i negozi ortofrutticoli (+8,7%). Gli incrementi di spesa dipendono prevalentemente dall’andamento del costo della fornitura di energia elettrica e gas naturale, aumentati rispettivamente del +15,3% e +22,2% in dodici mesi.

Gli incrementi dell’energia elettrica sono dovuti al forte aumento della materia prima che dal prezzo medio di 4,81 eurocent/kwh del 2020 è passata a 11,18 eurocent/kwh nel 2021. Questo rincaro ha inciso soprattutto su una delle 4 voci che compongono la bolletta, quella relativa alla vendita (+83%), che riflette appunto il costo d’acquisto dell’energia elettrica e la sua commercializzazione. Tali aumenti sono stati in parte compensati dalla riduzione dei costi infrastrutturali e degli oneri di sistema (rispettivamente -3% e -39% in media rispetto allo scorso anno). L’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, inoltre, ha ridimensionato gli oneri generali (annullandoli del tutto nel IV trimestre 2021), al fine di scongiurare un aumento ancora più pronunciato della bolletta.

Anche gli incrementi del gas naturale sono da attribuire alla risalita del prezzo della materia prima (+71% rispetto al 2020) per effetto di consumi che sono rimasti sostenuti anche nei mesi primaverili, delle riduzioni delle forniture dal Nord Europa e di minori disponibilità di Gas Naturale Liquefatto.

Più contenuti, invece, gli adeguamenti delle tariffe per il servizio idrico (+3,5%) e per il servizio rifiuti nei capoluoghi di regione (+2,4%), a seguito del recepimento del nuovo metodo tariffario rifiuti.

Per questi due servizi esiste una pronunciata variabilità territoriale, dovuta alle specificità e ai divari infrastrutturali presenti nei territori.

L’aumento del 2021 compensa in parte le riduzioni del 2020. Infatti, se si amplia l’arco temporale, tra il 2016 e il 2021 la spesa per le utenze dei servizi pubblici locali di alcune delle più diffuse attività commerciali registra un aumento medio del +7,2%.

L’incremento, calcolato come media di alcuni profili tipo di impresa, ha caratterizzato in particolare le bollette del gas naturale (+11,5%), soggetto alle oscillazioni dei costi della materia prima nei mercati all’ingrosso, a cui si aggiungono i rincari registrati dagli oneri in bolletta.

In aumento anche la spesa per l’energia elettrica (+5,3%) rispetto a cinque anni fa. I forti aumenti registrati dal costo della materia prima sono stati solo in parte compensati da un calo del costo delle infrastrutture e degli oneri di sistema.

Forti rincari anche sul servizio idrico (+11,8%) dovuti alla necessità di allineare le tariffe ai reali costi del servizio e all’esigenza di investire per migliorare lo stato delle reti idriche.

Stabile, invece, la spesa per il servizio di gestione dei rifiuti urbani (+0,2%). L’evoluzione dei costi del servizio è soggetta ad un numero elevato di fattori: dalla dimensione del comune all’organizzazione del servizio di raccolta, dalla ripartizione dei costi fra le utenze alla capacità impiantistica.