“L’obbligo vaccinale per gli over 50 in Calabria interessa più di un lavoratore su tre in agricoltura dove molto forte è la presenza di stranieri provenienti da Paesi dove vengono utilizzati sieri non riconosciuti in Italia con il rischio concreto della perdita dei raccolti”.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri che prevede l’obbligo di vaccinazione per gli over 50 e dunque del super green pass per i lavoratori in questa fascia d’età. In Calabria, secondo Coldiretti, sono oltre 25mila i lavoratori agricoli con più di 50 anni e la categoria tra i 50 ed i 60 anni è la più numerosa.

A livello regionale– sottolinea la Coldiretti – i lavoratori stranieri, che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, provengono da numerose  nazioni, e forniscono oltre il 38% totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. In molti casi – spiega la Coldiretti – si tratta di Paesi in cui è stato autorizzato il vaccino russo Sputnik russo, ma non mancano gli stranieri immunizzati con il siero cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia ed in Europa.

Con la piena ripresa delle attività agricole è facile dunque prevedere l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l’approvvigionamento alimentare in un momento in cui con la pandemia da Covid – continua la Coldiretti – si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l’energia e il cibo. In questo contesto – sottolinea la Coldiretti – va segnalato che le difficoltà agli spostamenti dei lavoratori alle frontiere per effetto della pandemia, ha ridotto la presenza di lavoratori stranieri ed aumentato quella degli italiani che sono tornati a considerare il lavoro in agricoltura una interessante opportunità.

Per favorire un cambio generazionale in un momento di crescente interesse per il lavoro in campagna a contatto con la natura è importante – sottolinea la Coldiretti – introdurre strumenti di flessibilità che consentano ai giovani italiani di fare una esperienza in agricoltura dove accanto alle figure tradizionali come potatori di alberi da frutta, olivi e vigne o ai trattoristi e iniziata la sfida della rivoluzione digitale con gli investimenti in droni, gps, robot, software e internet delle cose per combattere i cambiamenti climatici, salvare l’ambiente e aumentare la sostenibilità delle produzioni.

“Per cogliere questa opportunità e garantire l’adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti è urgente dunque adottare con strumenti concordati con i sindacati, che consentano anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi” afferma Coldiretti che propone “un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro”.

“La pandemia  – commenta -ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, sia per chi vuole intraprendere che per chi vuole un lavoro al contatto con la natura” conclude Coldiretti nel sottolineare che “per cogliere questa opportunità servono anche norme per la semplificazione delle assunzioni.“