Gli effetti della pandemia da Sars-Cov-2 sul sistema economico nazionale hanno già avuto e continueranno ad avere ricadute sostanziali su parecchi settori. Tra questi, a preoccupare è soprattutto il comparto turistico che già dall’inizio della diffusione del coronovirus ha visto contrarsi pesantemente il proprio fatturato e calare una fitta nebbia sulle prospettive future. 

A quantificare, almeno in via preliminare, tale impatto è Isnart, l’Istituto Nazionale di Ricerche Turistiche di Unioncamere, che nel suo primo report 2020 stima una contrazione del fatturato per il prossimi mesi estivi pari al 36,5% sul territorio nazionale, dopo che le stime per i mesi di marzo e aprile avevano fatto segnare rispettivamente un calo del 78,9% e del 59,5%.

Inevitabile che tali numeri abbiano una ricaduta sul sistema occupazionale: il report Isnart, infatti, inserisce la “riduzione dei costi, tra cui quello per il personale” tra le misure che le aziende adotteranno per fronteggiare il calo del fatturato. Al primo posto però, secondo gli intervistati, c’è l’esigenza di un miglioramento dell’offerta, mentre al secondo la riduzione dei prezzi. Due misure a tutto vantaggio della clientela quindi.

Tradotte in numeri reali, su tutto il territorio nazionale si stima una riduzione delle presenze pari a 90mln (58% italiani, 42% stranieri) per un fatturato complessivo di 8,2mld di euro con un’incidenza più marcata nei settori Bar/Ristorazione e Alloggi che da soli valgono il 54,5% (4,4mld) delle perdite in Italia.

Fin qui i dati previsionali relativi ai prossimi mesi, ma il report di Isnart ha messo a fuoco anche i dati consuntivi per il 2019, evidenziando una struttura turistica per la provincia di Catanzaro che ha fatto registrare significative e importanti differenze rispetto al resto della regione e del sistema Paese.

Per quanto attiene al tasso di occupazione delle camere disponibili nel 2019, la provincia di Catanzaro ha fatto segnare un dato medio del 44,8% contro il 36,7% regionale e molto vicino alla media nazionale del 47,2%. Un dato che si è strutturato soprattutto nei mesi di luglio e agosto quando si sono registrati picchi del 66,6% e dell’80,3%. Mesi peggiori per l’accoglienza sono stati novembre (22,3%) e dicembre (10,1%).

Indicativo, per la comprensione della composizione delle presenze in provincia, il dato sulla tipologia di nuovi arrivi: la maggior parte di essi era composta da coppie e famiglie (per entrambe le categoria 33,2%, dato inferiore al resto della regione), risulta significativo il 20,9% di presenze legato a viaggi di lavoro/affari, un dato più che doppio rispetto all’Italia e decisamente più alto rispetto al resto della regione (12,2%).

Il 29,3% dei turisti del Catanzarese sono indotti a trascorrere le vacanze in Calabria perché clienti abituali di una struttura ricettiva (in Calabria solo l’8% circa, in Italia meno del 4%). Percentuale analoga a quelli che lo fanno perché visitare amici o parenti durante le ferie. Il 22,8% viene nella provincia di Catanzaro perché ha amici o parenti da cui farsi ospitare mentre solo il 24,8% conferma di voler trascorrere le ferie nel Catanzarese per merito delle bellezze naturali. Altre motivazioni che inducono i turisti a scegliere la provincia di Catanzaro sono: i divertimenti (4,2%), lo shopping (3,5%) o perché è un posto ideale per riposarsi (4,2%).

Sono dunque più di 7 su 10 i turisti “di ritorno” in provincia di Catanzaro, mentre soltanto l’11% visita la nostra provincia dopo essere stato influenzato da articoli di giornale o da internet.

Quanto ai sistemi di prenotazione utilizzati, ben il 60% dei turisti della provincia di Catanzaro si è servito di sistemi di prenotazione online (in Calabria il 52,7%), mentre solo il 10,6% (Calabria 8,7%, Italia 9,4%) ha fatto ricorso alle vie tradizionali (agenzie di viaggio, associazioni, C.r.a.l., ecc. ecc.).

Tra le attrazioni, il mare, neanche a dirlo, la fa da padrone: il 61,6% degli intervistati conferma di averne fruito, più che nel resto della regione (57%). Alta anche la percentuale (59,6%) di visite nei centri storici (29% in regione) e di degustazione dei prodotti enogastronomici locali (43,4% contro il 15% del resto della regione). Rispetto alla media regionale superiore al 40%, invece, basso il numero di visitatori che si sono impegnati in escursioni e gite (23,6%). Più che triplicato, invece, rispetto alla media nazionale e regionale il dato sulla partecipazione a fiere o convegni: 11%.

In merito alla spesa media pro capite, il valore più alto è legato ai costi di viaggio A/R: in media 136 euro per la provincia di Catanzaro contro i 103,2 della media regionale, ma sempre sotto la media nazionale che è di 144 euro. Decisamente più bassa la spesa media giornaliera per alloggi (16,7 euro nel Catanzarese, 29,3 in Calabria, 53,2 in Italia) e quella per altri servizi/beni (30,7 Catanzaro, 44 Calabria, 64,1 Italia). È proprio in questa differenza sostanziale che si concretizza l’incapacità del settore di riuscire a creare valore aggiunto e dunque benessere da ricavi nel turismo oltre una certa soglia. 

Alessandro Tarantino