Nei prossimi 5 anni si assisterà ad un cambiamento profondo della struttura professionale del nostro paese, con un fabbisogno occupazionale che per oltre il 60% riguarderà laureati e diplomati, e per oltre il 35% le professioni tecniche e ad elevata specializzazione.

Tra il 2019 e il 2023 saranno necessari tra i 3 e i 3,2 milioni di nuovi occupati per soddisfare le esigenze produttive delle imprese e della pubblica amministrazione. Infatti, pur con una crescita economica molto contenuta (variazione del PIL compresa tra +0,6% e +0,9%, in media annua tra il 2019 e il 2023), sarà necessario affrontare il naturale turnover sul mercato del lavoro che da solo determinerà oltre l’80% del fabbisogno (2,6 milioni di lavoratori nel quinquennio). La crescita economica, d’altra parte, potrà al massimo generare, a seconda della sua intensità e in maniera molto differenziata nei diversi settori, una quota di nuovi posti di lavoro che va dalle 352mila alle 535mila unità.

 

La scelta del percorso di studio è uno dei momenti più importanti della vita dei nostri giovani”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Fornire ai ragazzi e alle famiglie le informazioni più aggiornate sulle tendenze del mercato del lavoro e sulle professioni che offrono le migliori opportunità per il futuro è fondamentale. Su questo fronte le Camere di commercio sono molto impegnate, con l’obiettivo di ridurre il più possibile il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro”.

 

Questo scenario, che emerge dal nuovo Report Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni occupazionali 2019-2023, farà da sfondo alla partecipazione di Unioncamere a Job&Orienta 2019, in programma dal 28 novembre al 30 novembre a Verona. Molte le attività e gli appuntamenti previsti nello stand di Unioncamere: laboratori interattivi, workshop tematici, orientamento ai lavori del futuro, con particolare attenzione alle competenze richieste dalle imprese, lette attraverso i dati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal. Gli studenti e docenti potranno anche conoscere le opportunità da cogliere attraverso le esperienze di mobilità internazionale. Gli studenti inoltre saranno protagonisti di sessioni di simulazione assessment, guidati da esperti di recruitment, e apprenderanno quali sono le informazioni strategiche da inserire in un CV, come presentarsi ad un colloquio di lavoro, approfondendo anche aspetti legati alla gestione “dell’immagine social”.

 

Le prospettive occupazionali dei titoli di studio

Tra il 2019 e il 2023 i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare congiuntamente il 62% della richiesta di occupati (54% nel settore privato, 98% in quello pubblico). In particolare, la domanda di personale laureato potrà attestarsi tra le 959mila e le 1.014unità, e si concentrerà per lo più nell’indirizzo medico-sanitario, con una richiesta tra 171mila e 176mila unità, seguito da quello economico, da 152mila a 162mila unità, da ingegneria, con una domanda compresa tra 127mila e 136mila lavoratori, e dall’area giuridica, da 98mila a 103mila unità.

Per quanto riguarda i diplomi, nel quinquennio le imprese richiederanno personale diplomato principalmente nell’indirizzo amministrazione, finanza e marketing, con un fabbisogno che potrà variare tra 279mila e 302mila unità, e in quello industria e artigianato, con una domanda complessiva tra 211mila e 235mila unità (tra cui spiccano le richieste degli indirizzi meccanica, meccatronica ed energia con 94-106mila unità ed elettronica ed elettrotecnica con 50-56mila unità). Sarà considerevole anche il fabbisogno di diplomati nell’ambito del turismo, che potrà arrivare a domandare tra i 79mila e gli 82mila occupati.

 

Le prospettive per i laureati del futuro

Si stima, elaborando i dati del Miur, che nel periodo 2019-2023 il totale dei neo-laureati ammonterà a 893.600 unità, su un fabbisogno totale che andrà dalle 959mila alle 1.014mila unità. Gli indirizzi di laurea, in cui lo scarto tra fabbisogno totale e offerta prevista è positivo, quindi con una maggiore richiesta di profili rispetto a quanti si attende usciranno dalle Università, saranno quelli medico-sanitario, economico, ingegneria-architettura, giuridico e statistico.

Le prospettive per i neo-diplomati

Nelle stime dei neo-diplomati si considerano tutti quelli che, al termine del percorso delle scuole medie superiori, si renderanno immediatamente disponibili per il mercato del lavoro.

Per i neo-diplomati, si profila il mantenimento di un eccesso di offerta, ossia il sistema produttivo richiederà meno persone con questo titolo di studio rispetto a quanti se ne potrebbero rendere disponibili all’impiego. Ad un’offerta prevista di 1 milione e 534mila neo-diplomati corrisponderà nel migliore scenario possibile un fabbisogno totale pari a 941 mila unità.

Le stime evidenziano che gli indirizzi di studio, in cui lo scarto tra fabbisogno totale e offerta prevista è positivo, quindi vi sarà una maggiore richiesta di profili rispetto a quanti ne usciranno dalle scuole superiori, saranno quelli in amministrazione-marketing, costruzioni ed elettronica ed elettrotecnica. Tutti gli altri indirizzi di studi invece si potrebbero caratterizzare per un eccesso di offerta rispetto al fabbisogno. Vi saranno comunque un certo numero di opportunità lavorative a carattere trasversale, in cui il principale requisito richiesto è una buona cultura generale; su queste sarà marcata la concorrenza tra i diplomati (sia i neo-diplomati sia lo stock di diplomati già presenti nel mercato del lavoro) dei diversi indirizzi.

Economia circolare e digitale nei piani di assunzione delle imprese

Il sistema formativo italiano dovrà anche prepararsi a rispondere alle sfide dei cambiamenti nei trend produttivi dei settori economici, che saranno fortemente influenzati dalla pervasività della rivoluzione tecnologica e dalla necessità di riorientare le scelte produttive verso un green new deal. In particolare, nell’ambito della “Digital Transformation” le imprese ricercheranno tra i 275mila e i 325mila lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali e social o relative agli sviluppi nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale o dei big data e delle tecnologie 4.0. Ciò si tradurrà non soltanto in una richiesta di nuove figure professionali o di figure già esistenti in grado di gestire le rapide trasformazioni tecnologiche, il cui “contenuto professionale” sta notevolmente cambiando, ma anche nella necessità di un continuo adeguamento delle competenze digitali per tutte le figure che saranno richieste.

Per quanto riguarda la filiera ”Ecosostenibilità”, le imprese avranno bisogno tra i 519mila e 607mila lavoratori per cogliere al meglio le opportunità offerte dalla diffusione di processi produttivi rispettosi dell’ambiente, volti ad ottimizzare o ridurre l’utilizzo di materie prime.

La filiera “Salute e Benessere” contribuirà ad alimentare la domanda di lavoro nei prossimi 5 anni ricercando tra le 361mila e 407mila unità, prevalentemente figure di livello medio-alto in campo medico-sanitario e assistenziale.

La filiera “Education e cultura”, che dovrà avere un ruolo ancora più centrale nella diffusione di nuove conoscenze e competenze, esprimerà un fabbisogno compreso fra 140mila e 149mila lavoratori nel quinquennio.

Il fabbisogno occupazionale delle imprese della filiera “meccatronica e robotica” potrà riguardare tra 68mila e 86mila lavoratori, nell’arco dei 5 anni. In particolare, la meccatronica è il comparto manifatturiero maggiormente interessato da “Impresa 4.0”, e quindi richiederà un significativo numero di figure professionali legate alle trasformazioni della produzione.