“Manovra e realtà – Gli effetti della politica economica sul Mezzogiorno”. E’ stato questo il tema della conversazione tra Carlo Cottarelli e la platea catanzarese accorsa alla Camera di Commercio per partecipare all’iniziativa promossa dal presidente dell’Ente, Daniele Rossi.

Cottarelli, già Presidente del Consiglio incaricato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di formare il governo all’indomani dello stallo post-elettorale del 4 marzo 2018, tra il 2013 e il 2014 ha lavorato al piano nazionale sulla spending review dopo essere stato nominato Commissario.

Ad interloquire con Cottarelli è stato il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. Incalzato dalle domande di Soluri, l’economista ha, come prima cosa, raccontato la sua breve parentesi da presidente del Consiglio dei Ministri. “A telefonarmi fu il presidente Mattarella. L’idea era quella di formare un governo “balnerare” (della durata di soli 3 mesi, vale a dire quelli estivi”. Arrivato a Roma dopo un colloquio con il presidente, ho preparato un elenco di 13 ministri. Il lunedì che sono arrivato a Roma si è scatenata una campagna elettorale centrata sul tema dell’euro”. Il resto è storia.

Una parentesi, poi la conversazione è proseguita sui temi caldi dell’economia. “L’obiettivo del Pil, quest’anno, era del 2%. Secondo me si va verso il 2.4% tenendo conto che i dati del 2018 sono stati rivisti verso l’alto. In questo caso per mantenere l’obiettivo originario bisognerebbe aumentare le tasse. Una scelta che, in questo momento, non andrebbe fatta perché aggraverebbe la recessione”. Il passato? “La recessione non l’ha creata Monti. L’economia italiana stava già crollando. Se Monti non avesse fatto nulla, la caduta del Pil non sarebbe stata del 2.8% ma del 5/6%”. Il presente? “Se lo spread sta fermo, andrei verso un deficit più elevato”. La recessione tecnica e la recessione reale? Cottarelli lo spiega in modo magistrale: “La differenza è la stessa dall’aver un raffreddore all’avere, invece, la polmonite”.

Burocrazia, evasione fiscale, corruzione: secondo Cottarelli sono tra i fattori che bloccano l’economia del Paese. Di essi l’economista parla nel suo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana”. La conversazione prosegue, poi, sulla Manovra finanziaria approvata dal Governo con un focus particolare su Quota 100. “Il Governo quest’anno ha dovuto tagliare parte delle spese per aumentarne delle altre. Insomma la legge di Bilancio si è dovuta muovere nel perimetro imposto dalla promesse elettorali e la necessità di non far saliere lo spread”. Critico il giudizio dell’esperto su quota 100 e su reddito di cittadinanza. La soluzione? “Non so cosa succederà in autunno”.

Il dibattito è andato avanti con l’intervento del segretario generale della CCIAA Maurizio Ferrara e le domande della sala.

Il presidente di Confindustria Catanzaro, Aldo Ferrara, si è soffermato sulla manovra economica e sul Pil: “Le preoccupazioni sono tante. Anziché investire sul reddito di cittadinanza e quota 100 si doveva investire sul sistema produttivo dell’economia del paese, vale a dire le imprese. Il motore della crescita sta nel riprenderci quello che era nostro, rispetto alla Germania – chiosa Cottarelli. Due le fonti di finanziamento: evitare gli sprechi della spesa pubblica e limitare l’evasione fiscale. Ma, anche, velocizzare la giustizia civile. In poche parole: creare le condizioni perché le imprese possano lavorare meglio.

Ed è la riduzione della burocrazia l’obiettivo primario che Carlo Cottarelli Presidente del Consiglio dei Ministri avrebbe perseguito sin da subito.

La visita di Cottarelli alla CCIAA si è conclusa con la consegna della targa dell’Ente al prof. per mano del presidente Daniele Rossi.