Di seguito la nota stampa della Camera di Commercio di Catanzaro in merito al presunto commissariamento della CCIAA.

Con decreto del Presidente della Giunta Regione Calabria n. 117 del 23.10.2018, notificato in pari data, è stato nominato Commissario Straordinario della Camera di Commercio, in sostituzione del Dott. Giorgio Sganga, il Dott. Giuseppe Franzè.

Il provvedimento costituisce l’ultimo, maldestro e giuridicamente insostenibile, tentativo della Regione Calabria di rimettere mano sulla governance della Camera di Commercio di Catanzaro e, indirettamente, sull’Unione Regionale delle Camere della Calabria.

Anzi il sospetto è che, visto il silenzio della Regione sulla questione degli Organi ormai protrattosi da oltre 6 mesi e gli atti concludenti che in questo periodo hanno visto spesso fianco a fianco Regione e Camera di Commercio, la molla scatenante sia stata proprio la vicenda Unioncamere; giova sottolineare infatti che l’Ente catanzarese, rilevando possibili profili di illegittimità nella nomina dei vertici di Unioncamere Calabria aveva richiesto accesso agli atti e deliberato nella seduta dello scorso 9 ottobre di proporre ricorso amministrativo. Cosa che si sarebbe potuta ripetere anche per i successivi atti dell’Unione regionale. Come risolvere il problema? Eliminando gli attuali organi della Camera di Commercio di Catanzaro e nominando un Commissario in linea con la strategia regionale.

Anche su questa vicenda la Camera di Commercio di Catanzaro andrà fino in fondo sia sotto il profilo amministrativo che civile e se si perderà il contributo comunitario ci saranno dei nomi e dei cognomi ben individuabili che ne risponderanno di persona.

L’atteggiamento fino ad oggi assunto dagli organi camerali, regolarmente nominati con atti e delibere mai impugnati da Regione o Ministero e ormai inoppugnabili, è stato sempre quello di muoversi negli stretti ambiti della legalità e nel rispetto istituzionale,, senza, peraltro, percepire alcun genere di compenso, pur con posizioni e interpretazioni diverse, mai cavalcando l’onda di possibili speculazioni politiche o scandalismi.

Ma anche la pazienza ha i suoi limiti; al discutibile Decreto del Presidente della Giunta regionale, cui è stato dato pronto riscontro con PEC inviata ieri a tutti i soggetti interessati, ha fatto seguito in data odierna con il deposito di un ricorso al TAR Calabria, via ordinaria attraverso la quale la legge consente la tutela di interessi legittimi presuntivamente negati.

Analogo sistema avrebbe avuto la Regione per contestare l’avvenuto insediamento del Consiglio e la conseguente nomina degli organi, ormai datati, cosa a cui non ha mai dato luogo.

Non sta a noi, altrimenti ci arrogheremmo un ruolo di “depositari della verità” che lasciamo volentieri ad altri, stabilire la legittimità o meno di provvedimenti amministrativi; ci sono organi giurisdizionali appositamente costituti.

E’ necessario tuttavia sottolineare che ad oggi anche il provvedimento regionale n.117 del  23 ottobre 2018, troverebbe giustificazione in una interpretazione del MISE, peraltro datata, dei successivi Decreti Ministeriali di attuazione del decreto di riforma del sistema camerale n. 219/2016, che sospendevano le procedure di costituzione dei Consigli delle Camere di Commercio in fase di accorpamento.

Il primo D.M. 6 agosto 2015 di accorpamento volontario tra le Camere di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo  è stato annullato con sentenza del TAR Calabria del febbraio 2017 ; sentenza non appellata e quindi passata in giudicato.

Il secondo D.M. 8 agosto 2017 di accorpamento ex legge tra le medesime Camere di Commercio è stato travolto dal giudizio di illegittimità costituzionale (sentenza n.261/2017) della norma del citato Dlgs 219/2016 di cui costituiva atto attuativo.

L’ultimo D.M. 16 febbraio 2018 che riproponeva i contenuti di quello dell’8 agosto, e riavviava l’accorpamento, è stato sospeso con Ordinanza del Consiglio di Stato e rinviata al merito, nella considerazione che, oltre alla ponderazione degli interessi contrapposti, erano stati sollevati ragionevoli dubbi di costituzionalità; ordinanza replicata per ogni accorpamento in corso sul territorio nazionale.

Ordinanza interpretata al contrario nel citato DPGR 117/2018, forse perché neanche letta con la necessaria attenzione.

Si rileva, infatti, che l’ordinanza del 1° agosto 2018, n. 3655 della VI Sezione del Consiglio di Stato, che ha sospeso gli effetti del D.M. 16.2.2018, avvalora ulteriormente la legittimità degli organi camerali suddetti in quanto, tra l’altro, ha sospeso gli effetti dell’art. 4, comma 1 del medesimo decreto ministeriale, che stabiliva l’interruzione delle procedure di rinnovo dei Consigli camerali alla data del 19 settembre 2017.

Testimonianza ulteriore è data dal silenzio del MISE sulla questione ormai da diversi mesi.

La Camera di Commercio di Catanzaro, disconosce anche la motivazione della presunta sostituzione, anch’essa assai intempestiva  (dimissioni di Sganga al 8 maggio 2018 con Decreto del 23 ottobre), al fine di garantire la  “continuità” alle attività della Camera di Commercio; come se in quasi un anno l’Ente avesse mancato o ritardato un solo adempimento previsto per legge e avesse omesso di dare ossigeno e sostegno al sistema delle imprese del territorio.

Appare risibile anche il riferimento al mandato sino al rispettivo e progressivo  insediamento degli organi; quindi si  pretenderebbe  di “commissariare” un Consiglio legittimamente insediato e operativo in attesa di poterlo ricostituire .

Di fatto la nomina del Dott. Franzè in sostituzione del Dott. Sganga non produce alcun effetto  sull’attività dell’Ente, essendo le funzioni dello stesso Sganga terminate con l’atto di insediamento del Consiglio camerale, convocato a suo tempo dalla stessa Regione e regolarmente operativo dalla data del 28 novembre 2017.

Del resto condividere questa “sostituzione” potrebbe far pensare ad una presa di posizione personale della Camera di Commercio nei confronti del  precedente Commissario Sganga; nulla di personale invece nei confronti di entrambi gli stimati professionisti.

Ovviamente a fronte delle pressioni e di ogni genere di eccesso, l’Ente camerale non ha solo avviato i necessari ricorsi amministrativi ma ha deciso di trasmettere tutti gli atti di questa complessa vicenda, che ormai si protrae da anni, alla Procura della Repubblica e all’A.N.A.C. affinché venga valutato se dagli atti dei vertici della Regione siano riscontrabili ipotesi di reato e comportamenti  contrari all’interesse pubblico.