Che solo in Calabria possano succedere queste cose non è un luogo comune ma, con
riferimento ai degenti delle comunità psichiatriche della provincia di Reggio Calabria, una
drammatica realtà di fatto.

180 persone con disturbi mentali dimenticati dall’ASP di Reggio Calabria e dalla Regione
Calabria, all’interno di quelle residenze psichiatriche che non sono riuscite ad accreditare,
nonostante le istanze siano state presentate già nel 2015 e con un iter mai concluso, per
mancato riscontro da parte della Regione Calabria.

Adesso, come era facile intuire, è intervenuta la magistratura per chiarire le responsabilità e la ciliegina sulla torta (leggi frittata) è che il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP di Reggio Calabria, citato insieme ai vertici aziendali, non trova di meglio che “abbandonare” i 180 degenti alle cooperative che li assistono.

Il blocco dei pagamenti e l’omissiva mancata certificazione delle presenze da parte dei
medici del DSM, pure presenti nelle strutture, ha trasformato i ricoverati in “fantasmi”; ed è
come se per l’ASP di RC queste persone non esistessero, eppure ne detiene la responsabilità sanitaria, che esercita con propri medici ed infermieri. Non corrispondere agli enti gestori i corrispettivi per le prestazioni assistenziali rese e, in maniera omissiva, non certificare la presenza dei degenti all’interno delle strutture, assegna alle istituzioni sanitarie locali, Regione Calabria compresa, una grave responsabilità e certifica l’incapacità di risolvere un problema che era sotto gli occhi di tutti e che da anni le cooperative sollecitavano.

Non a caso, il tavolo tecnico avviato nel 2015 presso il Dipartimento Tutela della Salute, fu
istituito proprio su richiesta e input delle stesse e, pertanto, in questo disastro le cooperative sono da considerare parte lesa, insieme ai degenti e alle loro famiglie.
E al danno si aggiunge anche la beffa, poiché all’interno delle strutture opera la componente sanitaria pubblica con medici, infermieri ed assistenti sociali che, invece vengono regolarmente retribuiti, nonostante dagli stessi non venga certificata la presenza dei degenti.

Infine va dato atto come gli operatori delle cooperative, che non percepiscono gli stipendi da giugno, con grande abnegazione, continuano la loro opera di assistenza, facendo bel oltre il loro dovere, dal momento che si sobbarcano competenze che forse non gli spetterebbero.

In questo scenario altamente preoccupante si fa appello alle istituzioni di Governo, affinché
istituiscano un ennesimo tavolo di lavoro che assegni nuova dignità ai ricoverati e alle loro
famiglie e risolva la precarietà in cui si dibattono da anni i circa 200 operatori.